diario scrittorio: martedì, 16 maggio 2017

Qualcuno avrà notato che sono due settimane in cui non ho scritto nemmeno un articolo per il blog.

Ho avuto un po’ da fare. Sono stato in giro. Molto in giro, mentre disperavo di non poter scrivere, completare il romanzo iniziato circa sei anni fa e di non poter tornare a editare il terzo libro della serie “Le parole confondono“. Ma mi sono divertito tanto quindi non ho scritto, e sono stato benissimo.

Nel mentre ho avuto un’altra idea, diciamo che c’è sempre stata. Un modo per decantare l’amore che ho per una certa città. E, infatti, due giorni prima di ripartire sono andato in giro per vari negozi e ho comprato un quadernetto carino dove ho iniziato a scrivere, in mancanza di un PC, a mano i motivi per cui val sempre la pena di tornare in un certo luogo. Dovrei aggiungere un motivo al giorno, motivi brevi, ovviamente. E diventerà non un romanzo, ma un saggio da pubblicare un giorno.

Nel frattempo, sono tornato. Ho finito di leggere uno dei due libri in inglese che mi ero promesso e subito ho attaccato col secondo. Ho scoperto che leggere in inglese non è complicatissimo. Grazie anche al Kindle che ti mette a disposizione il vocabolario inglese-italiano e il dizionario di inglese alla fine non è estremamente complicato se già hai un’ottima base di inglese.

Mi restano 50 pagine da correggere del mio romanzo “complicato”, per poi condurre il tutto verso i vari finali delle storie, di alcuni già ne ho in mente. Quello in cui ci sono diverse trame parallele, quello in cui si affrontano temi scabrosi, sesso, politica, scrittura, editoria. Nelle ultime pagine siamo arrivati a un thriller erotico in una delle trame, in alcune pagine mi prendo in giro da solo. A volte lo faccio. I personaggi dicono di sentirsi come i protagonisti di un pessimo romanzo di un disperato autore esordiente. Non perché sia davvero, ma con una complessità di trama come questa, con una serie di personaggi che ricattano altri, che ne godono, con altri che manipolano le pedine del potere, con altri che ne sono affascinati, con altri che si fanno in quattro per realizzare il loro sogno di scrivere e con altri che abusano di questi che hanno il loro sogno di fare gli scrittori, affronteremo senza mezzi termini la difficoltà del vivere. E questa storia così com’è non può classificarsi come romanzo erotico, nemmeno come thriller erotico, nemmeno come romanzo di formazione, perché proprio in questo specifico caso non ho scritto un romanzo di formazione… romanzo di attualità? Romanzo politico? Romanzo sull’editoria? Vedete bene che nessuna di queste categorie, ammesso che quando uno carica il testo sullo store possa mai ritrovare una dicitura simile, va bene.

Al momento, non avendo concluso l’opera mi verrebbe quasi da dire: lasciamo i finali tutti aperti, per evitare di dover scrivere troppo. Come nella vita reale. Non sai mai cosa ti attende il giorno dopo. Potrebbe accaderti qualsiasi cosa.

Anche perché gli eventi che colpiscono questi personaggi non sono pochi, sono tanti, alcuni intensi, da brividi. È davvero difficile spiegare come collocare una storia così. Questo mi fa pensare anche che essendo così elaborata e ricca di spunti, andrà a cozzare pesantemente con il lettore medio. Certo, non è che esiste realmente un lettore medio. Ci sono lettori che leggono solo autori famosi di case editrici stranotissime. Se non sono quegli autori e quella casa editrice, allora non si legge altro. Ci sono quelli che leggono tutto e di più, ma deve essere breve, tipo romanzo (non lo è) da 100 pagine. La quotidianità non permette l’immersione in questi tipi di dinamiche narrative. Quindi alla fine individuare il lettore che leggerà il romanzo di cui sopra sarà abbastanza complicato.

In questo momento preciso, quindi, mi sto più o meno divertendo, poi saranno dolori di pancia, ma questa è un’altra storia.

Ci sarà, un giorno, il terzo volume de “Le parole confondono”, poi, magari, se avrò ancora così tanto entusiasmo, anche il quarto e il quinto. Il quarto è iniziato, ci sono diversi capitoli e già ho nota la trama per sommi capi, in particolare il finale, che in teoria potrei pure scrivere, magari potrei fare un quarto volume più breve dei precedenti.

Come sta andando “Sai correre forte“? Be’, c’è la domanda di riserva?

Perché scrivi questi articoli invece di consigli di scrittura?

Preferisco scrivere questi tipi di articoli perché ho saputo che gli articoli dei miei amici blogger dove si parla di scrittura, di consigli editoriali vari, vengono copiati da case editrici a pagamento e da altri soggetti vari. Copiati e spacciati per farina del proprio sacco. Questo articolo parla dei miei romanzi, delle cose che sto scrivendo, quindi questi signori non hanno materiale da copiare e spacciare per loro, a molti nemmeno interesserà. In realtà è come se questo articolo lo avessi scritto più per me stesso.

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