
Pensa e ripensa e ho deciso. Non riesco a smettere di scrivere. Ci ho provato. Sono restato 7 giorni senza farlo e sono stato benissimo. Ho visto puntate di serie TV su Netflix. Mi sono dedicato a studiare per aggiornarmi un po’ con dei corsi molto interessanti su Udemy. Devo studiare un po’, mi tiene in attività, mi piace imparare nuovi linguaggi di programmazione.
Poi ho ripreso a scrivere, mi sono spinto a scrivere le prime 90 pagine di una novella sul self-publishing di getto e di cui ho titolo e copertina. Il titolo ce l’ho sempre avuto in testa da mesi e mesi. La storia la conosco bene altrettanto e si lega in parte al romanzone sull’editoria che non ho finito non perché sia ancora più lungo del previsto, solo che me ne vado piano piano, poi self-publishing ed editoria sono strettamente legati e sto pensando in effetti di spalmare il romanzo e la novella in una sorta di serie a puntate data la lunghezza e il numero dei personaggi, la tematica. La lunghezza “eccessiva” è giustificata dal numero elevato e intrigante dei personaggi, sì, perché sono personaggi intriganti che rappresentano il torbido e il marcio, almeno gran parte di loro. Magari li si può curare meglio, insieme a tutta la trama. Il lavoro è lungo. Troppo impegnativo per bruciarlo con qualcosa che non lascia il segno se non riesce come vorrei. Soprattutto: ci sono lettori interessati? Se ci siete, fate un clic.
Volevo davvero smettere di scrivere, poi parli con chi non sa nulla di editoria e self-publishing e ci ricadi. In cosa? A dare informazioni su come oggi funzioni l’editoria e cosa sia il self-publishing. Mai pensiero e mai azione fu più deleteria e perditempo. Ho deciso. Mai, e sottolineo MAI, più parlerò a qualcuno di editoria e/o di self-publishing. Davvero, perché non se ne può più. L’ignoranza e l’arroganza dilagano e io non ho alcuna intenzione di combattere battaglie totalmente inutili anche per altri. Già è difficile per me stesso ogni giorno.
Se qualcuno mi dovesse chiedere se scrivo negherò. Se mi chiederanno l’ultimo romanzo pubblicato che titolo ha oppure quando è stato pubblicato dirò che boh non me lo ricordo e che io non scrivo più da tanto tempo. E, soprattutto, se qualcuno mi dirà: “Ho scritto un libro” e “Non deve stare nel cassetto, ma l’editore non se lo è letto, non lo ha capito” allora farò un grosso sbadiglio e aggiungerò: “Ah, sì? No, guarda, non mi interessa proprio”. Che ognuno affronti da solo l’editoria e il self-publishing se ne ha intenzione. Se io dopo 6 anni che ci ho avuto a che fare so come funzionano le cose in genere e uno pensa che io dia i numeri, allora vada ad affrontare da solo il mondo lì fuori. Tanti auguri. Non perché io sia il genio onnisciente, quello che vede il futuro. Di editoria che non è più come quella di 40 anni fa ne parlano persone più autorevoli di me e io, a confronto, sono un “blogger insulso”, non sono un influencer e nemmeno voglio esserlo. È una responsabilità che non sento di voler avere. Ne faccio volentieri a meno.
E con questo non sto dicendo che oggi ci si deve pubblicare in self-publishing. No. Il self-publishing è una cosa per duri. Non lo è per me, figuriamoci se lo è per chi ha in testa il vecchio modello di editoria che esisteva 40 anni fa. Pubblicate come volete voi. Davvero, non faccio ironia. Lo giuro. Mai stato più serio.
Se trovate un editore che vi venderà 1 copia o 1’000’000 di copie fate quello che volete. Se vi chiede soldi, se non ve li chiede. Non mi interessa più. Ho già le mie beghe, ripeto.
Il mio consiglio? Smettiamo tutti di scrivere e di pensare che i nostri testi siano i migliori del pianeta. Affrontiamo le questioni di petto.
Cioè? Se uno cerca un editore a tutti i costi poi deve anche starsi ai rifiuti e alle valutazioni che danno, altrimenti che facciamo, ci lamentiamo di cosa esattamente? Qualcuno si stupisce che gli editori dicano di no? Che non leggano quello che gli si manda? E perché mai dovrebbero dire di sì a tutti quelli che li contattano? Siamo onesti. Lì fuori ci sono tanti testi e tanti scrittori che il mondo sembra quasi piccolo a confronto, ed è normalissimo ricevere sia i no dagli editori che le valutazioni negative, non lamentatevene e, soprattutto, non con me. A me non interessa. E poi ritenetevi fortunati se già vi valutano. Come, non sapete che essere valutati è una cosa rara? Be’, ora lo sapete.
Non è giusto? Non ditelo a me. A me non interessano le vostre lamentele, rivolgetele a qualcun altro.
Il NaNoWriMo 2017
Per tornare sul tema dell’articolo, ho deciso che scriverò il quarto volume de “Le parole confondono” durante questo #NaNoWriMo di novembre 2017. Non so se riuscirò tra le mille cose che ho iniziato a fare. Parto un po’ in vantaggio, ma devo finirlo tutto. Spero di farlo più breve degli altri tre.
Affronterò un tema che ricorre spesso nella serie, ma stavolta lo prenderò di petto. Non piacerà lo so, ma non ho parlato di pubblicazioni, ho solo parlato di concludere una storia che ha già un po’ di trama e scene varie e di cui conosco esattamente il finale. A meno che i personaggi non vogliano cambiare le carte in tavola.
Il titolo del quarto volume è menzionato a pagina 403 del terzo volume cartaceo de “Le parole confondono”, ovvero “I motivi segreti dell’amore“. Gli e-book della serie sono in ulteriore offerta su Amazon, tanto per fare qualcosa, potrebbero presto salire in modo “inconcepibile” così da renderli inaccessibili ai più.
La sinossi di questo progetto narrativo con tanto di copertina è nella scheda del NaNoWriMo.
Ho partecipato l’anno scorso al NaNoWriMo. E’ stata un’esperienza fantastica da cui ho imparato molto, come organizzarmi etc. Quest’anno troppi impegni lavorativi rischiano di trasformarmela in qualcosa di troppo stressante 😉 e allora… continuo a scrivere e spero di (self) pubblicare presto qualcosa lo stesso 😉
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Io ci ho partecipato in varie occasioni. L’ultimo romanzo che ho pubblicato viene fuori da due NaNaWriMo 🙂
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