Intervista a Marco Freccero

Oggi che si riprende una piccola parentesti con una intervista a Marco Freccero che di recente ha pubblicato con l’editore digitale 40K l’e-book “Starter Kit per Blogger”.

Giovanni: Ciao, Marco, so che ti occupi di scrittura in varie forme, ma soprattutto con articoli per blog, ti dedichi con una certa frequenza. Come nasce la passione per la scrittura e per il blog? Quando hai aperto il tuo primo blog e di cosa trattava?
Marco: Ciao Giovanni. La mia passione per la scrittura nasce verso la fine degli anni Ottanta. Siccome sono stato un mediocre studente, capii allora che ero ignorante e dovevo trovare una soluzione. Allora mi misi a leggere di tutto e di più. E a scrivere.
Dopo una decina di anni di fallimenti (cioè: nessuna casa editrice interessata a quello che scrivevo, ma avevano ragione loro), ho mollato tutto. Smetto di interessarmi alla narrativa, perché concludo di non avere alcun talento autentico, e mi dedico alla piattaforma Apple. La Rete in Italia iniziava a essere un fenomeno di massa, io in quegli anni scrivevo su un sito (ormai abbandonato: ilmac.net) di tutto un po’: recensioni, guide, articoli di opinione. E cerco di capire come funziona il Web. Ma solo nei ritagli di tempo, e perciò in maniera frammentaria. Ho sempre svolto lavori che non avevano nulla a che vedere con le mie passioni.
Il mio primo blog era su piattaforma Blogger, adesso è abbandonato e non ricordo di preciso quando l’ho aperto. Si occupava di tutto un po’, anche di scrittura, ma non solo: da Apple all’istruzione, ai diritti umani, e poi informazione, Web, motori di ricerca…

Giovanni: Avere un blog che attiri e che abbia visitatori interessati e che magari commentano è difficile, immagino non vi siano regole assolute in merito. Tu cosa consigli?
Marco: Di non badare troppo a queste cose. Tutti sono ossessionati dai grandi numeri, e probabilmente se ci si occupa di alcuni temi sono necessari. Però il Web non è la televisione che devi raggiungere per forza milioni di persone, o sei fuori. Sul Web puoi infischiartene, seguire la tua passione, e scrivere: non devi rendere conto a sponsor o direttori editoriali. Io non ho molti visitatori, e tolti gli spammer che cercano di intasare coi loro “commenti” i miei post, dovrei essere sui 50/60 visitatori al giorno. Questo non mi preoccupa. E nemmeno mi ha impedito di incontrare la casa editrice digitale 40K. Quello che conta è la bontà delle proprie cellule cerebrali, e questo finisce per attirare le persone. Non molte forse, ma quelle che detestano imbonitori e chiacchieroni: le migliori.

Giovanni: So che scrivi racconti. Hai mai provato a far pubblicare i tuoi racconti? Raccontaci la tua esperienza in merito.
Marco: Circa due anni fa ho pubblicato su Amazon tre racconti, e dopo un anno e mezzo il sito mi ha recapitato l’assegno. Che non ho mai riscosso, ovviamente: lo incornicerò, prima o poi. Adesso non sono più disponibili perché ho cambiato (almeno spero) modo di lavorare, di affrontare la scrittura. Ne ho scritto altri, spediti solo a case editrici che accettano l’invio tramite email. Ma immagino che non siano piaciuti per niente, visto il silenzio. Pazienza. Non mi corre dietro nessuno. Non credo di dover illuminare i lettori, o salvare il mondo. Mi basta avere ogni tanto il tempo per scrivere qualche racconto.

Giovanni: Da poco è uscito l’e-book “Starter Kit per Blogger” con 40k editore. Di che tratta? Com’è iniziato il tutto? Come sta andando? Chi si occupa della promozione del tuo e-book?
Marco: La casa editrice 40K ha lanciato la collana Unofficial, con la quale offre a chi gestisce un blog la possibilità di sviluppare in un ebook, gli argomenti che tratta nei post. A me interessava proporre qualcosa proprio sul blog, ma che fosse diverso da quello che si trova in giro. Non desideravo che fosse l’ennesima guida che spiega come diventare i più popolari del Web italiano. Credo che tutti questi discorsi sul PageRank, gli accessi, le strategie di conversione e via discorrendo, inducano le persone a considerare la Rete una faccenda o maledettamente complicata, quindi per gente molto preparata. Oppure come una faccenda per pochi esaltati, o dotati di chissà quale carisma. Questo atteggiamento spinge a stare ai margini, al massimo a impegnarsi su Facebook. È un errore. Il blog, e la Rete in generale, sono una buona opportunità per tanti. Basta avere qualcosa da dire. A me interessava spostare l’attenzione non sulle strategie, i trucchi, le dritte: niente di tutto questo. Ma sulla persona. Il Web offre a ciascuno l’opportunità di rendere la propria vita un poco migliore. Non è un parco dei divertimenti, o una moda; è il mezzo per creare, condividere, crescere e migliorare: questo deve essere chiaro. Mi auguro di essere riuscito a convincere qualcuno a guardare alla Rete in modo un poco differente.
La promozione, la fanno i lettori. Lo comprano, anche perché 40K è un marchio che si è ritagliato un buon seguito, e si fidano. Ad alcuni l’ho regalato perché mi faceva piacere sentire la loro opinione, e loro ne hanno scritto e parlato. Li ringrazio.

Giovanni: Parliamo di e-book. A naso pare che gli editori non abbiano capito molto la cosa, o quanto meno non ci lasciano capire come vogliono muoversi. Adottano DRM, prezzi prossimi a quelli delle edizioni cartacee. Edizioni digitali poco curate… Inoltre per aprire il mercato ci deve pensare sempre un editore straniero come Amazon, Kobo, Barnes & Noble. Cosa pensi dell’e-book? L’Italia ha speranza di arrivare a divulgare questa tecnologia senza penalizzare il lettore?
Marco: Dell’ebook penso tutto il bene possibile: li compro! Evito con cura quelli con il DRM Adobe e invito tutti a starne alla larga. In Italia siamo in ritardo perché il centro della rivoluzione sono gli Stati Uniti, ma non è detto che questo sia un male. Chi arriva dopo può fare esperienza degli errori commessi dagli altri, e sbagliare di meno. A me pare che le cose più interessanti arrivino dalle piccole case editrici, che hanno compreso l’opportunità fornita dall’ebook e dalla Rete. I grandi editori stanno alla finestra, oppure attendono le mosse dell’avversario: vale a dire Amazon. Per alcuni questa strategia sarà leggermente suicida, per altri no perché riusciranno comunque a sopravvivere. Voglio dire: Mondadori ha le spalle larghe, e risorse ingenti, tra 50 anni sarà ancora tra noi probabilmente. Quello che mi piacerebbe che si capisse, è che il libro elettronico permette di tornare a considerare il libro un bene, invece che un prodotto. Che poi sia anche un prodotto, lo so bene. L’eccesso di offerta (tutti pubblicano), non è un male, perché in fondo spinge (dovrebbe spingere) l’individuo che vuole scrivere a riflettere sui fondamentali. Cosa è importante? Perché scrivere? C’è uno scopo? A che serve la parola?
Siccome non lo fa quasi nessuno, chi invece lo fa e ha talento, potrebbe avere delle buone opportunità per emergere.
A proposito del lettore: deve essere educato a capire che un libro elettronico non è un libro di seconda scelta. O una “beta”, perché solo il cartaceo gli darà dignità. È un bene come un libro cartaceo.

Giovanni: Quali dovrebbero essere i canali per rendere un e-book visibile?
Marco: Ogni libro è una storia a sé, perciò è difficile riuscire a dire cosa fare e come muoversi. Da una parte l’autore deve arrendersi al fatto che è necessario conversare con le persone. Non importa un fico secco a nessuno che costui (o costei) abbia pubblicato un ebook. È necessario dimostrare che ci sei, hai qualcosa da dire, e questo qualcosa da dire non dovrebbe essere: “Compra il mio libro! Compra il mio libro! Compra il mio libro!”.
Comunque, diciamo che l’architrave di tutto, a parer mio, dovrebbe essere il blog. Poi Twitter. Ma soprattutto avere delle cose interessanti da dire, e (lo ribadisco), non disperarsi se si hanno pochi lettori. Magari tra di loro c’è quello che può accendere l’attenzione sull’ebook. Ah, e poi ci vuole un bel po’ di fortuna. Se si guarda alla storia della letteratura, si scopre che spesso ha latitato con gli autori di talento, e non credo che il Web cambi molto le cose.

Giovanni: Si parla spesso di e-book, di autori esordienti che restano sconosciuti e di autori autopubblicati che diventano famosi o che hanno la stessa visibilità che precedeva la loro pubblicazione. Oggi come oggi ha senso autopubblicarsi? Quali sono le ragioni per farlo e quali per astenersi?
Marco: Meglio astenersi se si ha la testa piena di sogni di gloria. Molti si fanno abbagliare da pochi casi di autori statunitensi che vendono a carrettate; si chiamano “specchietti per le allodole” e certa stampa ne va matta, così ha qualcosa da scrivere. Ci saranno sempre le eccezioni, ma per confermare la regola, e questa dice: devi puntare sul tuo talento, sulla storia, e sperare nella fortuna. Ogni libro (lo ripeto), è un caso a sé. Il Web non è più giusto (non è un’altra realtà, un mondo parallelo dove vigono leggi diverse), e le maggiori opportunità che offre devono essere attentamente studiate, utilizzate, e forse, chissà…
Credo che l’autopubblicazione sia utile perché aiuta a capire il lavoro che c’è dietro un libro. Che si decida di farlo completamente da soli (conversione, creazione della copertina, eccetera), o ci si affidi a un professionista, si scopre una dimensione interessante e non semplice da affrontare. Occorrono delle buone competenze, e se non si hanno è meglio studiare per ottenerle. La “semplice” conversione di un ePub non è tanto semplice, perché le soluzioni “con un clic” spesso generano problemi di leggibilità non da poco. Possono comportare l’esclusione da alcuni store online.
Ma l’aspetto più interessante dell’autopubblicazione è che ti fa incontrare coi lettori; anche qui non importa la quantità, ma la qualità. Vero è che a volte non si ha nemmeno quella, ma all’inizio è sempre così: c’è un silenzio pauroso. Io credo che un autore con un briciolo di buonsenso dovrebbe usare l’autopubblicazione per stabilire un contatto coi lettori, e basta. Non deve avere altre aspirazioni, e nemmeno fretta. Deve avere un blog e se ricorresse a una piattaforma sociale che permette di dialogare coi lettori, di sottoporre loro la propria opera, ecco questo sarebbe l’ideale. Non per adeguarsi al gusto dei lettori, ma per spremere dalle loro opinioni il buono, se c’è. E imparare qualcosa.

Giovanni: Hai progetti prossimi per la scrittura?
Marco: Dopo aver terminato undici racconti, ne ho iniziati degli altri. Scrivo sì, e mi basta questo. Ormai io sono vecchio, non è che devo strabiliare il mondo. Magari un giorno qualcuno pubblicherà i miei racconti, forse non accadrà mai. Quello che importa è che ogni parola sia deposta sulla pagina con attenzione e cura. Direi: “amore” ma suona retorico, e io odio la retorica.

Giovanni: Cosa leggi in genere?
Marco: Molta letteratura straniera. Del Nord Europa soprattutto, perché odio il caldo e preferisco il freddo. E quella statunitense. E russa. E francese. A volte anche gli italiani, come Sciascia, Silone. Gadda. Sono esterofilo lo ammetto, ma non vedo dove sia il problema. Se c’è una cosa che la letteratura mi ha insegnato è che i concetti di confine o nazionalità sono vecchi, superati. Non considero Torgny Lindgren svedese, o Tolstoj russo: sono scrittori, e basta.

Giovanni: Preferisci l’e-book o il cartaceo?
Marco: Sicuramente l’ebook, ma che sia DRM Social, o senza DRM. Non sono mai stato un patito della carta e del suo odore, non ci ho mai fatto caso, se devo essere sincero; ma delle storie, quelle sì. Quelle mi interessano.

Giovanni: Grazie, Marco, non ho altro da aggiungere.
Marco: Grazie a te, Giovanni!

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