diario scrittorio: lunedì, 7 settembre 2015

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Ho concluso l’editing di un romanzo iniziato due anni fa durante una sessione del NaNoWriMo (che ho vinto scrivendo la prima parte della storia) e portato avanti durante il CampNaNoWriMo (aggiungendo altre 20’000 parole). Cioè ho concluso parte di editing. Quello che faccio normalmente prima di completare del tutto un’opera. A un certo punto sento la necessità di tornare indietro su quanto narrato fino a quel momento. Ripartire dal primo capitolo e rileggere, eliminare gli aggettivi inutili, i sinonimi in eccesso (ne ho eliminati due in un sol colpo qualche pagina fa: rapido e veloce), capire dove sto andando a parare, vedere un attimo se i personaggi sono vivi, se hanno una storia del loro passato, se fanno cose sensate.

Sto editando come se avessi finito già. Domenica scorsa ho rivisto un capitolo per circa quattro ore. Torno indietro rileggo e non mi convince, torno indietro rileggo e non mi convince. Aggettivi maledetti. Tridimensionalità della scena: i personaggi si muovono correttamente nell’ambiente o all’improvviso si trovano più avanti e il lettore si confonde?

Dicevo, sono giunto a inizio capitolo 14, pagina 131. Il nome del file è rimasto lo stesso dal giorno del NaNoWriMo, ma il titolo è cambiato. Non darò il titolo di un’opera ancora incompleta (manca poco però) e inedita. Per scaramanzia. Metti che decido di finirla e non pubblicarla che figura ci faccio? Perché io le faccio queste cose. Finisco di scrivere le cose e poi le abbandono. Mentre compongo sono a tratti felice e a tratti infelice. Quando vedo l’editing impegnarmi più di quanto pensavo, quando vedo che la scrittura non è ancora come vorrei mi abbatto. Torno sereno quando alla fine riesco a sistemare le cose.

Sto editando testi da mesi. Da dicembre scorso e non ho più smesso. Scrivo e edito. A luglio ho pubblicato “Joe è tra noi“. Nove persone dicono sia un bel romanzo.

In effetti ho da editare anche il secondo capitolo de “Le parole confondono” visto che è finito, ma mi prendo un po’ di pause. L’editing fatto male uccide un testo. L’editing continuo anche. Così oggi ho passato un po’ di tempo a cercare qualche idea per la copertina di questo romanzo da finire. Romanzo in cui si fa spesso sesso e dove ci sono molti personaggi viscidi che mettono KO i buoni. Si parla anche di scrittori. C’è questa Barbara che ha deciso di pubblicare a tutti i costi il suo romanzo autobiografico e nessuno può fermarla, pensa lei. Ma nella vita niente è come viene. Mi diverte perché ci sono vari personaggi in gioco e quindi ogni tanto riprendi in mano la storia di un altro. Naturalmente le loro storie si intrecciano per bene.

Poi ho cercato di sistemare la copertina del secondo volume de “Le parole confondono” e poi la copertina di un vecchio romanzo che ho deciso di pubblicare quanto prima. Non l’ho ancora fatto per pura timidezza, ma mi sono detto che devo pubblicare di più. Mi libero di tutto quello che ho scritto. Pure se dovessi avere solo due lettrici visto che non mi pubblicizzo. Molti dei motivi… vabbe’ lasciamo perdere le brutte storie.

Perché ho deciso di raccontare ste cose? Mi credo un grande scrittore? Scrivo bene mi dicono, ma nessuno conosce le mie opere e io non faccio molto per farmi conoscere. Mi piace scrivere bene e ogni tanto pubblicare. Volevo solo tenere vivo il blog. Non si può mai sapere chi mi legge (dico il blog).

Poi, una volta finito di pubblicare tutto quello che è ancora inedito magari mi fermo. Tanto non faccio male a nessuno. Non sono un editore a pagamento, non sono un editore che non paga i suoi dipendenti, non sono un editor frustrato. Sono uno che ama leggere, scrivere e raccontare storie senza dare fastidio.

Domani si parte da pagina 131. Al momento ho un totale di 298 pagine e 75024 parole. Penso di arrivare a 90’000 parole. Le storie dei personaggi devono chiudersi decentemente e alcune cose ancora non sono successe. Poi magari viene fuori per bene. Il tema merita perché va a rompere l’anima al mondo editoriale, sempre più intoccabile. In una storia completamente inventata ma che prende spunto dal mondo reale e dal presupposto che ci sono persone che per arrivare al loro scopo sono disposte a calpestare chiunque in qualsiasi modo. Un romanzo da non leggere se deboli di cuore, insomma.

Nel capitolo 14 ci sarà Barbara che prende parte alla presentazione di un libro e ne succederanno delle belle. E Barbara è un tipo tosto.

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4 pensieri su “diario scrittorio: lunedì, 7 settembre 2015

    1. Pensavo di aver risposto dal tel, ma solo ora mi accorgo che la risposta non l’ha inviata.
      NaNoWriMo, National Novel Writing Month, letteralmente,mese di scrittura di un romanzo nazionale.
      Ti impegni nel mese di novembre a scrivere un romanzo di 50’000 parole. È una sfida personale. Ovviamente sarà un bozza, magari da completare, ma è un buon inizio. Poi ti dedichi a fare tutto l’editing necessario da dicembre in poi. Ovviamente devi avere un piano. Scrivere così velocemente non è facile se non hai la storia ben delineata in testa. Ma tanto le idee grosse vengono scrivendo. L’importante è avere un canovaccio più o meno definito.
      “Joe è tra noi” è frutto del NaNoWriMo 2014.

      "Mi piace"

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