Concludo questo fine settimana in maniera abbastanza positiva. L’editing di uno dei prossimi due romanzi che pubblicherò è andato avanti abbastanza bene. Ho quasi riannodato i nodi che avevo perso lasciando a sé e interrompendo la scrittura dell’opera qualche mese fa. Ora si tratta di finire di editarla e aggiungere le scene che mancano.
In questa fase ci sono alcuni cattivi che stanno sfidando altri cattivi che sono alla deriva.
Proseguendo in questa fase ho incontrato alcuni elementi del testo che andavano per conto proprio divagando in maniera impressionante. Ho tagliato via il tutto. Ho rimesso in riga il testo. Rimosso vari refusi, riscritto alcuni paragrafi.
Di certo arriverà il momento in cui dovrò aggiungere il mancate e mi chiedo se riuscirò a farlo per bene. A volte mi concentro su quello che già ho scritto, perché è come avere un’isola felice. Già sta là. È finito, ci sta solo da correggere.
In questi momenti di correzioni selvagge mi sono chiesto una cosa ancora più importante. Chi è il mio lettore ideale di questo romanzo? E non mi sono tanto saputo rispondere. Dovrei chiedermi chi è il lettore delle 50 sfumature e allora capire se c’è un punto di incontro tra i due. Tra il tanto sesso c’è una trama spinta al mostrare gli eventi. Ho evitato il più possibile di narrarli. Ed ecco perché mi sono ritrovato un po’ di personaggi vari. Su alcuni ho insistito di modo che un lettore inizia a conoscerli meglio e non si sente perso nei vari cambi di scena tra personaggi e storie.
Ma a chi interessa una storia che a tratti ricorda Basic Instinct e che parla di scrittura? Che accidenti di storia è esattamente? Non è facile da spiegarla. Ci sono vari personaggi che costituiscono un romanzo davvero corale. Ho provato anche a far ridere in alcune scene. Attraverso i dialoghi. Non so se si percepisce l’ironia di quei tratti di testo. La storia è pure fiction, ha un suo perché, ma quali gusti incontrerà? Mi piacerebbe capirlo.
A volte scrivo e penso a come va avanti anche quando non scrivo e mentre lo faccio mi vengono a mente scene del secondo libro del romanzo “Le parole confondono“, del terzo, altre nuove scene di storie che sono fatti a sé stanti di nuovi libri. Un piccolo delirio dovuto al fatto che è un bel modo per non pensare a cose tipo la morte di mio padre avvenuta lo scorso febbraio? Mi chiedo infatti dove è andato a finire. In casa si sente che non c’è più. Si sente proprio. Ma non si sa dove è andato a finire e perché e che altro sta succedendo in questo momento che non sto capendo più nulla. Bel mondo di affrontare il presente, eh? Scrivendo, eh?
Poi penso che il 22 luglio scorso ho pubblicato un nuovo romanzo che è sparito dagli store, nel senso che nessuno lo compra più da un mese a questa parte, ma questa era una cosa che sapevo sarebbe potuta succedere. La qual cosa non mi piace. Mi fa pensare che sto decisamente sbagliando tutto. E forse sto sbagliando tutto. Dovrei smettere di scrivere, mandare un CV a Londra, prenotare il volo e cominciare una nuova vita? Non è che sto crollando e non me ne accorgo?
Qualcosa sta succedendo. Anche la calma piatta che cerco di produrre e di domare fa paura.
Stamattina ho assistito a un visita guidata al castello. Era interessantissima e siccome alcune scene finali del secondo libro de “Le parole confondono” si svolgono lì dentro è stato come immergersi a 360° nel testo.
Ho finito di leggere “L’uomo di Marte” e ho attaccato con un saggio in inglese sul selfpublishing, poi penso leggerò “Paper Towns” di John Green. Sì “Città di carta”, ma in inglese. Il primo capitolo l’ho già guardato e si capisce facile. Tra l’altro l’edizione Kindle costa di meno dell’edizione italiana e meno di quella in inglese su store Kobo che oramai non considero proprio più.