14 motivi per leggere i miei testi

(C) Giovanni Venturi

Ecco, dopo l’azzardatissimo articolo in cui sconsigliavo le mie letture per ben 14 motivi, veniamo all’effetto contrario. Perché leggermi.

Motivo numero uno.
Non mi ha pubblicato un grande editore e non ho pagato un editore per pubblicare, ma sono diventato io stesso editore. Molti di voi non hanno idea di cosa sia il selfpublishing, immagino, ma è una cosa buona che permette un’autonomia tale da, in alcuni casi, superare barriere imposte dall’editoria riguardo le storie e la qualità. Una storia che non vende viene scartata. Non si guarda più al fatto che sia o meno una buona storia, ma solo al: si vende? non si vende? Per poi ritrovarsi librerie invase da storie che si venderanno anche tanto, ma di cui si poteva fare anche a meno.

Col selfpublishing si producono a volte belle storie e si confezionano (impaginazione, indice, ecc…) ottimi eBook con bei titoli e belle copertine. I miei come sono? Come sono le mie storie? Be’, potete leggere le recensioni che i lettori mi hanno lasciato principalmente su Amazon. Sembrano tutte davvero buone.

Motivo numero due.
Costano più di un chilo di arance ciascuno, non sono smartphone, quindi non ci puoi installare sopra app, giochetti o musica, ma devi proprio stare lì a leggerli. In effetti oggi si comprano solo smartphone, c’è crisi, ma la tecnologia, per quanto ultra costosa, non cala mai in vendite e non si legge in generale. I prezzi dei miei libri non sono improponibili. Se qualcuno legge in ebook può spendere l’equivalente di 3 o 4 caffè, o anche 1 solo caffè. Anche i cartacei, rispetto ai 19 e 25 euro standard dell’editoria mantengono prezzi molto ridotti rispetto al numero di pagine (si va dai 3,99 euro di “Viaggio dentro una storia”, ai 5,99 di “Deve accadere”, agli 11,99, i 12,99 e i 18,99 degli altri libri). Poi è chiaro che chi compra solo un certo tipo di editoria nemmeno si pone il problema, passa avanti e va.

Motivo numero tre.
Sono storie di fantasia, non sono fatti veramente accaduti di personaggi veramente esistiti, quindi la storia potrebbe lasciarti meravigliato e non andare a finire come vorresti tu. A volte non si capisce che le storie di narrativa, chiamate in inglese fiction, ovvero finzione, trattano di storie totalmente inventate che non possono ritrovare riscontri con la realtà. Ma anche le storie vere, per essere narrate devono alterare la percezione della realtà per essere interessanti. Non pensate al fatto che sia una storia vera o meno, perché, vi assicuro, che io ho una bella fantasia e vengo invaso da storie nuove a ritmi serrati, spesso mentre cammino per strada e osservandomi intorno. Se volete leggerla, leggetela.

Motivo numero quattro.
Sono storie che ruotano attorno ai personaggi, a me piace fare in modo che i lettori si affezionino ai personaggi e vi entrino in sintonia, perciò ne curo la psicologia, la storia pregressa in modo che sai chi è per quanto serve alla trama. Questo vale per ogni mia storia. Solitamente alterno i capitoli al presente con quelli al passato dove porto avanti due storie parallele. La vita nuova e la vita passata del personaggio e spesso queste due linee temporali arrivano a sovrapporsi per rafforzare la storia al presente dove si capisce perché un personaggio si comporta in un certo modo o perché ha paura di una certa cosa. Cioè rende il personaggio tridimensionale, vero, lo vedi uscire dalla pagina.

E presto Andrea, Giulia e Francesco torneranno a farci “sognare”. Quando? Se dicessi… ottobre o novembre? Magari prima.

Motivo numero cinque.
Non mi piace definire romanzo qualcosa che non è più lungo di 50 o 100 pagine, cotto e condensato che ti scivola addosso come la plastica. “Joe è tra noi” sono 376 pagine. “Le parole confondono” sono 458 pagine. “Certe incertezze” arriva a 678 pagine. “Sai correre forte” a 456 pagine. Tutti con carattere 13, che è un po’ più leggibile su carta. Non sono romanzi forzatamente lunghi. Non lo sono perché ogni capitolo ha un suo perché, ogni evento ha un suo perché. Se c’è un momento in cui due personaggi vanno insieme da una parte c’è un ben preciso motivo. E, chi li ha letti, si è incollato alle pagine e non ha dato peso al fatto che fossero “lunghi”.

Motivo numero sei.
Le storie sono complesse, dolorose, toccano sul vivo argomenti delicatissimi come la vita, la morte, l’identità, le paure, le delusioni, la violenza. In “Sai correre forte” c’è una lunga scena di violenza che fa rabbrividire. Anche in “Certe incertezze” ci sono alcune piccole scene violente e anche in “Le parole confondono”. La violenza è nel quotidiano e se non cerchi una storia ideale tutta rosa e fiori, potresti non essere interessato a leggere i miei testi. Ovviamente la violenza non è messa tanto per mettercela e, per violenza, intendo anche il “semplice” subire una rapina. Questo spinge il personaggio a pensare a un’alternativa nella sua vita. Un’alternativa, una fuga dalla sua città. A volte sono i fatti di cronaca che mi ispirano. Non sono particolarmente felice di fare del male ai miei personaggi.

Motivo numero sette.
Alcuni testi come “Sai correre forte” sono crudi, ricchi di una dialettica di strada, pieni di storie terribili che a tratti angosciano, non puoi leggerlo sotto l’ombrellone. Lo dico perché qualcuno mi ha fatto notare che mi sono così immerso nella “realtà” che ne è venuto fuori una romanzo davvero emotivo, molto emotivo, che a tratti angoscia davvero, ma che ha diversi spunti di riflessione e motivi in cui i sentimenti forti riescono a tenere alta la speranza.

Motivo numero otto.
Nelle mie storie c’è una forte componente emotiva che va in crescendo. Se non ti va di piangere, se sei particolarmente sensibile. Sì, per esempio, il finale di “Certe incertezze” fa davvero commuovere. Ci si immedesima in Francesco Sacco e le sue emozioni che, nel finale, sono un fiume in piena. L’ultimo capitolo ha qualcosa di così potente, emotivamente parlando, che non lascia indifferenti. Stessa cosa per il finale di “Sai correre forte”.

Motivo numero nove.
Nei miei romanzi si fa sesso… Si scopa, come disse in maniera volgare e disgustata un’autrice a cui questa cosa non piaceva. Ci sono diverse scene di sesso in “Certe incertezze” che potrebbero disturbare quelli che non vogliono leggere nemmeno un rigo di quelle cose, molti altri hanno detto che in quelle scene non si esagera e non c’è volgarità. Non ce le ho messe tanto per mettercele. C’è un motivo ben preciso che non posso rivelare per non rompere la sorpresa di chi vorrà leggerlo. Non vi preoccupate non è un romanzo porno, non ci sono scene di sesso estremo, per nulla. Vi passerà addosso senza nemmeno che ve ne rendiate conto.

Motivo numero dieci.
Non puoi leggere i miei libri perché non sono bestseller, non hanno venduto milioni di copie? Vai su titoli bestseller, quelli che gli editori spingono con un ufficio marketing da guerra a prescindere della qualità del titolo in sé? Tanti romanzi non saranno mai bestseller, nemmeno quelli proposti da grandi editori, da piccoli editori o da tanti altri selfpublisher resteranno titoli mai letti, quindi leggere un mio testo o quello di un altro autore poco noto potrebbe aiutare nel processo di scoperta.

Motivo numero undici.
A prima impressione, sono una persona antipatica. Dopo avermi conosciuto personalmente potresti capire che tengo a mantenere le distanze. Potresti pensare, leggendo i miei articoli, che sono un tipo che crede di essere solo lui l’autore assoluto bravo. Non è così. Nessuno può davvero pensare di se stesso una cosa così. Si scrive e si va avanti perché piace, non certo perché si punta alla vendita. Almeno per me è così. Perché se dovessi pubblicare in base al successo che sto avendo dovrei smettere di farlo e non completare nemmeno la serie “Le parole confondono” che vedrà tra 2-3 mesi il terzo volume. Forse tanti altri puntano solo alle vendite, e potrebbe avere anche senso. Ma io so che l’atteggiarsi nella vita, non solo nell’ambito della scrittura, non porta molto avanti.

Motivo numero dodici.
I miei cartacei non li trovi in una libreria come può essere una libreria (in)dipendente o un Feltrinelli, ma sono solo su Amazon, GiuntiAlPunto e MondadoriStore. Oppure in ebook su store internazionali come Amazon, Apple, Google, Kobo, Scribd, Playster, 24Symbols. Non sono su IBS, non sono su BookRepublic e non sono su StreetLib. Questa cosa può davvero disturbare le persone. Pochi leggono in ebook, tanti cercano il libro da Feltrinelli. Purtroppo le librerie fisiche sono invase di carta e i libri degli autoeditori sono scartati dal circolo. Costiamo forse poco, forse facciamo concorrenza seria ai loro autori, non so. Puoi comunque ordinarli molto facilmente su Amazon, non ci mettono molto per arrivare, soprattutto se hai il Prime.

Motivo numero tredici.
Non sono mai stato candidato al premio Strega e, quindi, non l’ho mai vinto. Non sono riconosciuto da nessuno. Ti conviene? Tanti autori mai saranno candidati a quel premio e spesso ne sento parlare male, molti premi sono per pochi, per addetti ai lavori. Io personalmente non credo nei premi letterari. Non hanno la forza che avevano 30-40 fa. Quindi poco cambia se si legge uno sconosciuto o un premio Strega. Se un libro piace, piace al di là di quello che possa dire un premio letterario.

Motivo numero quattordici.
Se sei arrivato fin qui non hai la benché minima curiosità di leggere qualcosa di mio?

Chiaramente questo è un articolo difficile in cui sto provando a non prendermi sul serio, per quanto uno possa chiedersi perché darsi 14 motivi per non farsi leggere o per farsi leggere. Ne basta anche uno solo e chi legge l’articolo si convince anche del contrario, giusto?

In effetti si spera che chi ha letto i miei testi dica qualcosa in merito a questi motivi pretenziosi. Chissà che effetto avrà questo articolo. Molti smetteranno di seguirmi? Sono davvero così antipatico e me la tiro? 🙂 Ma no, dai, non prendetemi troppo sul serio.

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6 pensieri su “14 motivi per leggere i miei testi

    1. Ad avere il tempo uscirebbe un volume all’anno, sicuro. E il terzo volume è ricco di eventi su loro tre. Il quarto rivedrà Francesco anche se non come protagonista assoluto, ma ha una parte importante. Nel quinto vedremo addirittura un Andrea bambino, in pratica come se fosse la storia che viene prima del primo volume. 😉

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  1. Ok Marco mi hai convinto, spero di leggere qualcosa di tuo appena le letture in corso mi daranno una tregua. Una precisazione, tu parli di storie emotive, non so cosa intendi. L’emotività e l’emozione non sono precisamente la stessa cosa. Per quanto mi riguarda io preferisco la scrittura emozionante a quella emotiva

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    1. Marco? Mi chiamo Giovanni 😉 . Emotive nel senso che i personaggi vivono delle difficoltà contro cui combattono, alcuni hanno delle beghe non indifferenti e cercano di non piangere mai. In ogni caso scarica prima l’anteprima e poi decidi. Non voglio responsabilità 🙂 .

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