Storie di ordinaria follia e storie di tenerezza

“Questa estate succede che” di Giovanni Venturi

Qualche tempo fa un amico mi ha detto: “Con questo libro ci sei andato giù pesante”. Non ho potuto negare, le situazioni raccontate in “Questa estate succede che” sono tragiche, molto tragiche, claustrofobiche, si percepiscono benissimo, senti quasi il rumore fastidioso della lima che graffia il vetro.

Il libro era stato pensato per mostrare qualcosa che spesso avviene ma di cui non sappiamo nulla, di cui non ci importa e che evitiamo di ascoltare, perché non è piacevole e perché non intacca noi personalmente.

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Ambientazione, dettagli e viaggi

Foto di Ben Kirby da Pexels.

I dettagli si crede siano irrilevanti. Sono dettagli, per l’appunto, no? Roba insignificante. “Siamo più pratici, facciamo le cose con sentimento e lasciamo i dettagli ai precisini”, direbbe qualcuno.

I particolari sono importanti, sono quelli che fanno la differenza. Servono per costruirci sopra una storia narrata in modo decente e coerente. Certo, non sempre vanno mostrati al lettore. La cosa importante è che chi scrive li abbia in mente in modo chiaro.

A volte non basta una mappa vista sul computer per descrivere una strada, per ricavare il nome di un locale, per avere idea dell’ambientazione in cui è calata la narrazione, a volte è necessario conoscere il luogo in modo personale, esserci passato diverse volte, aver annotato i particolari, averne visto i cambiamenti nel tempo. Soprattutto se i personaggi del romanzo dovranno passare in quel tratto in diverse occasioni, oppure se vivono in una certa città che non è quella in cui si trova l’autore.

A volte, paradossalmente, faccio dei viaggi credo più per assimilare i dettagli che per il viaggio in sé. Pazzesco, no?

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E se si scrivesse per i personaggi?

Foto di David Mark da Pixabay

La classica domanda che ci si pone nel tempo, o che ci viene posta quando scriviamo, è: “Perché scrivi?”.

L’altrettanto tipica risposta è: “Perché mi piace”.

Scrivere non è mettere insieme una sequenza casuale di parole alimentando pagine e pagine dove magari in un paragrafo di 15 parole si usa 5 volte lo stesso verbo o aggettivo.

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Il mondo pastoso, zuccheroso e quello normale

Foto di Karolina Grabowska da Pexels

Premesso che un prodotto di intrattenimento (narrativa, produzioni televisive, videogiochi e musica) a diffusione globale ha bisogno di gran cura, di tante mani, di fortuna, qualche volta di conoscenze, come detto qui, vediamo di accennare cosa vuol dire essere scrittore oggi.

Scrittore vuol dire che si scrive, mi verrebbe da dire. Non dovrebbe esistere (e non mi piace) l’espressione “aspirante scrittore”. Non si può aspirare a scrivere e poi non farlo mai, oppure farlo ed essere comunque chiamato “aspirante scrittore”. Non si tratta di un aspirapolvere per pulire i tappeti. Non è una sorta di titolo nobiliare (in negativo) specifico per lo scrittore. Si usa, l’ho sentito dire tante volte, certo, ma secondo me è fuorviante perché è un modo di sottintendere tante cose e nulla. Forse meglio indicare il numero di pubblicazioni fatto, specificando se si tratta di romanzi o racconti. E nemmeno. Non è che si è più scrittori di un altro se si sono sfornati più titoli. Insomma, la questione che si liquida con “sei un aspirante scrittore” (ovvero “non sei che una nullità”), non è così banale e semplice da definire.

Aspirante scrittore. Non si può aspirare a scrivere. O si scrive o non lo si fa. Non c’è una via di mezzo.

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Il successo di un prodotto di intrattenimento

Foto di Public Co da Pixabay

È da un po’ di tempo che sto riflettendo su libri, giochi e serie televisive che riescono ad avere “successo di pubblico”, essere distribuiti in tutto il mondo e avere consensi in molte nazioni, osservo i punteggi su IMDB e mi faccio poi condizionare. Serie televisive che non superano il voto di 7.5 su 10 non le prendo nemmeno in considerazione, a meno che non sia qualcosa di qualcuno che voglio assolutamente vedere ben sapendo che non sto cercando il massimo.

Eppure anche un voto alto, o molto alto, a una serie televisiva su IMDB non mi assicura che mi piacerà e, d’altra parte, anche un voto basso o sufficiente, non so, un 6, un 6.5 non deve per forza indicare che sia un pessimo prodotto o che non mi piacerà.

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Diario scrittorio: mercoledì, 14 aprile 2021

 

Su iTunes devi cancellare il file e riscaricarlo a meno che non mi prendessi la briga di fare il file in ePub 3, ma al momento resto sulla versione 2.

Parlare di racconti è corretto. Però non sono di 1 o 2 pagine, ma si parte da una lunghezza minima di 13 pagine circa, per una media di 20-30 pagine. Ho in mente diverse “tragedie”. E più mi sbizzarrisco con le storie più diventano piccoli romanzi a puntate.

Quasi quasi ci infilerei anche un ispettore che si ritrova per le mani questi casi, ma non esageriamo, niente ispettore. Il primo racconto è scritto con dialoghi un po’ in dialetto e finisce col botto. E non è l’unico che finisce col botto. L’idea di questa raccolta è interessante, la sto coltivando da anni e ho 4 racconti conclusi che mettono insieme diciamo 81 pagine divisi nel seguente numero: 13, 17, 23, 28.

Altri 4 li devo correggere e finire di scrivere, poi ne ho in mente altri ancora, alcuni legati a delle tragedie effettivamente accadute e che sono rimasti a tutti noi nella mente a lungo. Sono ovviamente un po’ indietro perché, non so, l’idea di pubblicare non mi alletta più di tanto, visto che non posso seguire tutte le fasi post pubblicazione che ci vorrebbero per, quanto meno, non buttare tutto all’aria, alle ortiche.

Voglio pubblicare la raccolta con almeno 8 racconti completi. Il lettore che compra il file appena esce, poi si vedrà un racconto in più alla settimana nel suo file comprato all’inizio. Come funzionerà? Si acquista il file su Google Play Libri, per esempio (o Apple iBookStore), e si legge il primo racconto. Dopo sette giorni il file comprato, riaprendo l’app Google Play Libri (o forse addirittura mentre si è semplicemente connessi alla rete) si aggiornerà da solo e presenterà il contenuto arricchito appena lo si apre, ovvero il nuovo racconto. Avrete almeno un totale di otto racconti, ma vorrei darne di più. In ogni caso da un calcolo approssimativo 8 * 25 = 200 pagine di storie.

Nel frattempo sto scrivendo il settimo volume de “Le parole confondono”, quello che dovrebbe chiudere la storia di Andrea, Giulia e Francesco, che ho iniziato diversi anni fa, quello che convoglierà tutti i protagonisti insieme e, allo stesso tempo, ci lascerà qualche punto interrogativo.

È ambientato tra Napoli e Londra. La mia amata Londra quando questo casino del Covid19 non esisteva. Il protagonista, voce narrante, è Sergio, un personaggio incontrato neonato del V volume e ragazzo nel VI volume. Ci racconterà una storia pazzesca, quella di un ragazzo che ha una voglia di sognare e una intraprendenza che non è da tutti, metterà a nudo le sue paura e i suoi sogni con uno dei personaggi che molti hanno amato.

Certo, servirebbe riuscire meglio a spendere le proprie energie per portare avanti certi progetti, inoltre l’idea che il VII volume sia l’ultimo un po’ non mi piace. Guerre Stellari è andato avanti per IX episodi, ci hanno fatto film legati al filone con il nome di “A Star Wars Story” e addirittura una serie animata “The Clone War”. In teoria avevo anche altre idee. Doveva esserci un ottavo volume, avevo l’incipit ma poi non ne ho fatto più nulla. Sapevo dove iniziavo (una località di mare inglese), ma si rompevano molti equilibri di tutta la storia narrata e questo, per quanto fosse intrigante, non mi faceva molto piacere. Oramai io e questi personaggi siamo diventati fratelli di sangue e certe cose non se le meritano, dai, non è piacevole.

Potrei anche dividere la storia di questo settimo volume in due sottoparti da pubblicare in due volte, ma non penso sia una buona idea perché spezzerebbe il corpo narrativo. Chi vivrà saprà. Nella speranza che lo s…namento per le continue notizie negative in TV da oltre un anno non mi mandi in totale depressione. Spero che questo aggiornamento sulle mie storie di prossima pubblicazione possa fregarvi almeno un po’ quanto frega me.

In questo periodo leggo ancora, per fortuna. Ringrazio Riccardo Pietrani per le sue storie. Sto leggendo in una edizione di lusso (rigida con sovraccoperta) comprata su Amazon il suo “Il Cavaliere Nero” e mi sta piacendo molto. Avevo già apprezzato il suo stile in “Progetto Abduction: La serie completa”. Ho preso anche il suo “La zona Extramondo” sempre in edizione rilegata con sovraccoperta, che Amazon sta praticamente regalando a 6,38 euro. È il prossimo in elenco. Mi guarda dalla vetrina dei miei libri.

Se avete domande, proposte, se volete salutare, lasciate un commento o, quanto meno, alzate la mano e muovetela un paio di volte da sinistra a destra. Non vi vedrò, ma il gesto conta lo stesso.

17 marzo 2020 – 17 marzo 2021

Foto di Katerina Holmes da Pexels.

Non ci avevo proprio fatto caso ma il settimo volume de “Le parole confondono” ha compiuto un anno. In teoria sarebbero 365 giorni che ci lavoro sopra.

Ma non sono 365 giorni davvero. L’anno scorso, infatti, ho ripubblicato una edizione completamente rieditata del primo volume della serie. Rilettura, editing e riscritture varie mi hanno impegnato diverso tempo tra il 2019 e il 2020, finché il 14 aprile 2020 non l’ho pubblicata.

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diario scrittorio: mercoledì 17 febbraio 2021

Eccoci di nuovo al giorno 17. Sono passati undici mesi esatti da quando scrissi i primi paragrafi di quello che poi è diventato il work in progress del settimo volume della serie “Le parole confondono”. Non credo di aver scritto per undici mesi di seguito tutti i giorni.

Anzi, undici mesi fa, credo di aver abbozzato un paio di pagine e poi di essermi chiesto, i giorni a venire, se davvero volevo iniziare un nuovo romanzo o editare quello già concluso che tratta di tutt’altro e che non ho più editato. È finito, ma non l’ho più toccato. Non ho voglia.

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Scrittura in corso: 10 mesi dopo

(C) ditfeet at Morguefile

Il settimo volume della saga/serie “Le parole confondono”, ancora inedito, oggi compie dieci mesi: 17 marzo 2020 – 17 gennaio 2021. È molto probabile che sarà l’ultimo volume, quindi devo dedicarmici per bene.

Inoltre, tra lockdown e blocco dei viaggi non esteri ed esteri e altre cose varie, l’umore non è proprio alle stelle. Mi riesce un po’ difficile affiancare Sergio e dare voce alla sua storia, ma sto ancora meditando per alcuni aspetti, sto provando a curare un po’ tutti i personaggi che si presentano nel volume.

L’incontro tra cugini è in atto e far muovere e agire insieme diversi personaggi deve avere un senso e deve essere fatto per bene. I dialoghi possono essere un problema, il testo può essere un problema.

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